Archedemo di Tarso
Archedemo di Tarso[1] (in greco antico: Ἀρχέδημος?, Archèdemos; Tarso, III secolo a.C. – II secolo a.C.) è stato un filosofo greco antico stoico.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Nell'Indice ercolanese[2] viene annoverato come discepolo di Diogene di Seleucia e quindi vissuto nel II secolo a.C. Probabilmente è lo stesso Archedemo di cui Plutarco, che lo definisce però ateniese, afferma che da Atene si recò a Babilonia dove fondò una scuola stoica.[3]
La sua filosofia non si discosta molto da quella degli stoici maggiori come Zenone e Crisippo, salvo che per qualche aspetto pitagorizzante. Sostenne contrariamente all'opinione di alcuni stoici come Cleante che il piacere è connaturato all'uomo «come i peli sotto l'ascella».[4]
Due sue opere, Sulla voce (Περὶ Φωνῆς) e Sugli elementi (Περὶ Στοιχείων), sono citate da Diogene Laerzio.[5] Archedemo è citato anche da Cicerone,[6] Seneca[7] e altri autori antichi.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Strabone, Geografia, XIV; Diogene Laerzio, Vite dei filosofi, VII
- ^ (col. 48)in "Papiro ercolanese" (Index Stoicorum), a cura di Domenico Comparetti nella Rivista di Filologia classica III. 1875
- ^ Plutarco, Sull'esilio, 14
- ^ In Stoicorum veterum fragmenta, (a cura di N. Festa, 2 voll. Laterza, Bari 1932-1935) III, Archedemus, 22
- ^ Diogene Laerzio, Vite dei filosofi, VII
- ^ Cicerone, Academicae quaestiones, II 47
- ^ Seneca, Epistole, 121
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) William Smith (a cura di), Dictionary of Greek and Roman Biography and Mythology, 1870.
- E. Zeller, Philos. d. Griech., 3ª ed., IV, p. 45; p. 61, n. 3; p. 131, n. 4; p. 137, n. 3; p. 206, n. 1.
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